La conta degli ostinati

Diciotto racconti per costituire un quadro di variegata umanità, con l’ostinazione come comune denominatore. I personaggi raccontati sono come asini, animali testardi, empatici, divertenti, folli, intelligenti, indipendenti, irregolari. Ma soprattutto, inseguono chimere con la catastrofe come traguardo, però con una forza vitale e anti-conformista da sfiorare quasi l’anacronismo. L’opera si volge spesso a un passato indefinito, ma senza nessuna nostalgia. Anzi, sembra che quel passato sia vivo e lotti ora insieme a noi con il suo corredo di umane debolezze e forze.
Si parla d’amore e di morte, con tutte le declinazioni che la vita rappresenta, dal calcio alla diversità, passando per campagne strampalate, piazze innevate, viaggi impossibili, progetti picareschi e avventure improgrammate. L’amore è quasi sempre contrastato e incompreso, la morte tragica o ridicola, i lavori saltuari, la fiducia del mondo incrinata ma mai vinta.
La scelta dei nomi che si susseguono sono desueti, come lo sono certi comportamenti dei protagonisti. Alcuni di loro esprimono emozioni e progetti con entusiasmo, altri sono meno estroversi, altri ancora incapaci di comunicare. Comunque, tutti si pongono in quella zona d’ombra che il luccicare della moda non riesce a raggiungere e nella quale loro fanno e disfano la loro vita con malinconica allegria.
Lo stile di scrittura concede molto alla parlata dialettale, il che rende lo scorrere delle trame molto vicino al cuore. I ragionamenti che i protagonisti espongono qua e là sono zoppicanti, nell’essere espressi, e molto spesso si intuisce che il solo metodo è andare avanti a casaccio, per il puro gusto di inseguire un sentimento, una passione, un’idea. Amicizie perdute, ritrovate, dichiarazioni avventate, azioni scombinate, follia latente. Gli ostinati della conta sono soprattutto libertari, questo li accomuna e fa dei racconti stessi un romanzo corale.

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La conta degli ostinati

Diciotto racconti per costituire un quadro di variegata umanità, con l’ostinazione come comune denominatore. I personaggi raccontati sono come asini, animali testardi, empatici, divertenti, folli, intelligenti, indipendenti, irregolari. Ma soprattutto, inseguono chimere con la catastrofe come traguardo, però con una forza vitale e anti-conformista da sfiorare quasi l’anacronismo. L’opera si volge spesso a un passato indefinito, ma senza nessuna nostalgia. Anzi, sembra che quel passato sia vivo e lotti ora insieme a noi con il suo corredo di umane debolezze e forze.
Si parla d’amore e di morte, con tutte le declinazioni che la vita rappresenta, dal calcio alla diversità, passando per campagne strampalate, piazze innevate, viaggi impossibili, progetti picareschi e avventure improgrammate. L’amore è quasi sempre contrastato e incompreso, la morte tragica o ridicola, i lavori saltuari, la fiducia del mondo incrinata ma mai vinta.
La scelta dei nomi che si susseguono sono desueti, come lo sono certi comportamenti dei protagonisti. Alcuni di loro esprimono emozioni e progetti con entusiasmo, altri sono meno estroversi, altri ancora incapaci di comunicare. Comunque, tutti si pongono in quella zona d’ombra che il luccicare della moda non riesce a raggiungere e nella quale loro fanno e disfano la loro vita con malinconica allegria.
Lo stile di scrittura concede molto alla parlata dialettale, il che rende lo scorrere delle trame molto vicino al cuore. I ragionamenti che i protagonisti espongono qua e là sono zoppicanti, nell’essere espressi, e molto spesso si intuisce che il solo metodo è andare avanti a casaccio, per il puro gusto di inseguire un sentimento, una passione, un’idea. Amicizie perdute, ritrovate, dichiarazioni avventate, azioni scombinate, follia latente. Gli ostinati della conta sono soprattutto libertari, questo li accomuna e fa dei racconti stessi un romanzo corale.

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by Nader Mashayekhi
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Diciotto racconti per costituire un quadro di variegata umanità, con l’ostinazione come comune denominatore. I personaggi raccontati sono come asini, animali testardi, empatici, divertenti, folli, intelligenti, indipendenti, irregolari. Ma soprattutto, inseguono chimere con la catastrofe come traguardo, però con una forza vitale e anti-conformista da sfiorare quasi l’anacronismo. L’opera si volge spesso a un passato indefinito, ma senza nessuna nostalgia. Anzi, sembra che quel passato sia vivo e lotti ora insieme a noi con il suo corredo di umane debolezze e forze.
Si parla d’amore e di morte, con tutte le declinazioni che la vita rappresenta, dal calcio alla diversità, passando per campagne strampalate, piazze innevate, viaggi impossibili, progetti picareschi e avventure improgrammate. L’amore è quasi sempre contrastato e incompreso, la morte tragica o ridicola, i lavori saltuari, la fiducia del mondo incrinata ma mai vinta.
La scelta dei nomi che si susseguono sono desueti, come lo sono certi comportamenti dei protagonisti. Alcuni di loro esprimono emozioni e progetti con entusiasmo, altri sono meno estroversi, altri ancora incapaci di comunicare. Comunque, tutti si pongono in quella zona d’ombra che il luccicare della moda non riesce a raggiungere e nella quale loro fanno e disfano la loro vita con malinconica allegria.
Lo stile di scrittura concede molto alla parlata dialettale, il che rende lo scorrere delle trame molto vicino al cuore. I ragionamenti che i protagonisti espongono qua e là sono zoppicanti, nell’essere espressi, e molto spesso si intuisce che il solo metodo è andare avanti a casaccio, per il puro gusto di inseguire un sentimento, una passione, un’idea. Amicizie perdute, ritrovate, dichiarazioni avventate, azioni scombinate, follia latente. Gli ostinati della conta sono soprattutto libertari, questo li accomuna e fa dei racconti stessi un romanzo corale.


Product Details

BN ID: 2940154478547
Publisher: Gabriele Capelli Editore
Publication date: 07/21/2017
Sold by: Smashwords
Format: eBook
File size: 252 KB
Language: Italian

About the Author

Il Genetelli è nato nel 1960 e l’hanno chiamato Giorgio, forse perché c’era tanta campagna. Prima di diventare scrittore ha mangiato la polvere, della strada e del legno: la strada perché gli è piaciuto stare in giro fin da piccolo; il legno perché ha dato nuova forma agli alberi come falegname. In un momento di vuoto, un po’ voluto e un po’ subìto, riprende in grembo un computer, cosa che non faceva da cinque o sei anni. Nella soffitta della sua casa di allora, a Moghegno, scrive Il becaària, il suo primo romanzo. Lo pubblica grazie a Franco Lafranca, che lo inserisce nella sua ANAedizioni. Il rapporto con il suo paese natale è fortissimo, anche se non ci va quasi mai e quando ci va si autodelude nel non ritrovare cose e fatti che invece crede siano ancora lì, piantati come i platani in piazza. Il suo lavoro di scrittore diventa quotidiano e sterminato, ma i prodotti sono soprattutto racconti brevissimi.

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