Suttree (Versione italiana)
«Forse l'opus magnum di McCarthy. ... Con ogni probabilità il suo libro più esilarante e insopportabilmente triste».

Stanley Booth


Per vivere Suttree pesca pesci gatto nelle acque limacciose del fiume Tennessee. E sul fiume vive, in una baracca galleggiante ai margini della città di Knoxville, fra ratti reali e metaforici. Ci si è trasferito dopo aver abbandonato un'esistenza di privilegi borghesi e pastoie religiose; l'ha fatto per vivere. Ora nel suo nuovo mondo impara ciò che il fiume insegna: che nel tutto in movimento - quel flusso ora grigio, ora bruno, nero, marrone, color peltro, ardesia, inchiostro o carbonio della cloaca maxima - «il colore di questa vita è acqua» e perciò solo «le forme più primitive sopravvivono».
Alcune di esse finiscono impigliate nelle sue reti di pescatore e, volente o più spesso nolente, Suttree deve tentare di portarle in secca, magari immergendosi con loro in liquidi a più alta gradazione.
Prima fra tutte la forma di uno spassoso troglodita come Harrogate, giovane topo di campagna con una passione contronatura per i cocomeri e una determinazione tanto candida quanto feroce a trasformarsi in ratto di città. A fianco di questo novello Huckleberry Finn e dei suoi guai Suttree impara altri colori dell'infinito scorrere.
Un prisma che si accende di tonalità disparate: il vermiglio del sangue che segna il corpo gigantesco del nero Ab Jones nella sua impari resistenza alla discriminazione razziale e l'oro smorto dei capelli della puttana Joyce nella sua scalata alla società, il nerobluastro della pelle antica della strega Mother She e il viola frusciante dell'abito da sera dell'androgino Di Fiore In Fiore. Il cenerino dei tanti vecchi, il rubizzo dei tanti ubriachi. Molti i colori che si spengono, inghiottiti da una città in piena trasformazione, un «accampamento dei dannati» che, stritolato, stritola.
Ulisse americano, Suttree osserva, partecipa, sbaglia e infine impara la più lapalissiana, la più vitale delle verità, «che di Suttree ce n'è uno e uno soltanto».
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Suttree (Versione italiana)
«Forse l'opus magnum di McCarthy. ... Con ogni probabilità il suo libro più esilarante e insopportabilmente triste».

Stanley Booth


Per vivere Suttree pesca pesci gatto nelle acque limacciose del fiume Tennessee. E sul fiume vive, in una baracca galleggiante ai margini della città di Knoxville, fra ratti reali e metaforici. Ci si è trasferito dopo aver abbandonato un'esistenza di privilegi borghesi e pastoie religiose; l'ha fatto per vivere. Ora nel suo nuovo mondo impara ciò che il fiume insegna: che nel tutto in movimento - quel flusso ora grigio, ora bruno, nero, marrone, color peltro, ardesia, inchiostro o carbonio della cloaca maxima - «il colore di questa vita è acqua» e perciò solo «le forme più primitive sopravvivono».
Alcune di esse finiscono impigliate nelle sue reti di pescatore e, volente o più spesso nolente, Suttree deve tentare di portarle in secca, magari immergendosi con loro in liquidi a più alta gradazione.
Prima fra tutte la forma di uno spassoso troglodita come Harrogate, giovane topo di campagna con una passione contronatura per i cocomeri e una determinazione tanto candida quanto feroce a trasformarsi in ratto di città. A fianco di questo novello Huckleberry Finn e dei suoi guai Suttree impara altri colori dell'infinito scorrere.
Un prisma che si accende di tonalità disparate: il vermiglio del sangue che segna il corpo gigantesco del nero Ab Jones nella sua impari resistenza alla discriminazione razziale e l'oro smorto dei capelli della puttana Joyce nella sua scalata alla società, il nerobluastro della pelle antica della strega Mother She e il viola frusciante dell'abito da sera dell'androgino Di Fiore In Fiore. Il cenerino dei tanti vecchi, il rubizzo dei tanti ubriachi. Molti i colori che si spengono, inghiottiti da una città in piena trasformazione, un «accampamento dei dannati» che, stritolato, stritola.
Ulisse americano, Suttree osserva, partecipa, sbaglia e infine impara la più lapalissiana, la più vitale delle verità, «che di Suttree ce n'è uno e uno soltanto».
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«Forse l'opus magnum di McCarthy. ... Con ogni probabilità il suo libro più esilarante e insopportabilmente triste».

Stanley Booth


Per vivere Suttree pesca pesci gatto nelle acque limacciose del fiume Tennessee. E sul fiume vive, in una baracca galleggiante ai margini della città di Knoxville, fra ratti reali e metaforici. Ci si è trasferito dopo aver abbandonato un'esistenza di privilegi borghesi e pastoie religiose; l'ha fatto per vivere. Ora nel suo nuovo mondo impara ciò che il fiume insegna: che nel tutto in movimento - quel flusso ora grigio, ora bruno, nero, marrone, color peltro, ardesia, inchiostro o carbonio della cloaca maxima - «il colore di questa vita è acqua» e perciò solo «le forme più primitive sopravvivono».
Alcune di esse finiscono impigliate nelle sue reti di pescatore e, volente o più spesso nolente, Suttree deve tentare di portarle in secca, magari immergendosi con loro in liquidi a più alta gradazione.
Prima fra tutte la forma di uno spassoso troglodita come Harrogate, giovane topo di campagna con una passione contronatura per i cocomeri e una determinazione tanto candida quanto feroce a trasformarsi in ratto di città. A fianco di questo novello Huckleberry Finn e dei suoi guai Suttree impara altri colori dell'infinito scorrere.
Un prisma che si accende di tonalità disparate: il vermiglio del sangue che segna il corpo gigantesco del nero Ab Jones nella sua impari resistenza alla discriminazione razziale e l'oro smorto dei capelli della puttana Joyce nella sua scalata alla società, il nerobluastro della pelle antica della strega Mother She e il viola frusciante dell'abito da sera dell'androgino Di Fiore In Fiore. Il cenerino dei tanti vecchi, il rubizzo dei tanti ubriachi. Molti i colori che si spengono, inghiottiti da una città in piena trasformazione, un «accampamento dei dannati» che, stritolato, stritola.
Ulisse americano, Suttree osserva, partecipa, sbaglia e infine impara la più lapalissiana, la più vitale delle verità, «che di Suttree ce n'è uno e uno soltanto».

Product Details

ISBN-13: 9788858400197
Publisher: EINAUDI
Publication date: 10/07/2010
Sold by: GIULIO EINAUDI EDITORE - EBKS
Format: eBook
File size: 1 MB
Language: Italian

About the Author

About The Author
Cormac McCarthy was born in Rhode Island in1933 and spent most of his childhood near Knoxville, Tennessee. He served in the U.S. Air Force and later studied at the University of Tennessee. In 1976 he moved to El Paso, Texas, where he lives today.  McCarthy's fiction parallels his movement from the Southeast to the West--the first four novels being set in Tennessee, the last three in the Southwest and Mexico. The Orchard Keeper (1965) won the Faulkner Award for a first novel; it was followed by Outer Dark (1968),  Child of God (1973), Suttree (1979), Blood Meridian (1985), All the Pretty Horses, which won both the National Book Critics Circle Award and the National Book Award for fiction in 1992, and The Crossing.

What People are Saying About This

Stanley Booth

Suttree may be [McCarthy's] magnum opus…[It is] probably the funniest and most unbearably sad of [his] books…which seemed to me unsurpassed in American literature.

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